FONDI INTERPROFESSIONALI PER LA FORMAZIONE E QUALIFICAZIONE DEI LAVORATORI E DEI MANAGER..

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Le imprese che hanno dipendenti o che intendono assumerne dovrebbero conoscere i vantaggi derivanti dai cosiddetti Fondi Paritetici Interprofessionali. Più semplicemente “Fondi Interprofessionali”.

 

               

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Che cosa sono? E perché possono dare vantaggi rilevanti ai datori di lavoro? Andiamolo a vedere subito!

 

Sono associazioni avviate dalle organizzazioni di rappresentanza delle parti sociali, dei datori di lavoro e dei sindacati maggiormente rappresentativi, previa autorizzazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che esercita anche la vigilanza su di essi.

               

I datoti di lavoro hanno l’obbligo di versare all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale italiano (INPS) una indennità extra di disoccupazione dell’1,61% sulla retribuzione imponibile destinata in parte, lo 0,30%, a finanziare la formazione dei lavoratori. Segno evidente del fatto che la “formazione professionale” è un aspetto connaturato all’attività lavorativa o professionale.

Insieme alle retribuzioni delle seguenti figure professionali va versata la detta percentuale comunque e sempre:

 

1) lavoratori dipendenti del settore privato a tempo indeterminato e determinato;

2) soci lavoratori di cooperative con contratto di lavoro subordinato;

3) dirigenti:

4) quadri;

5) impiegati;

6) operai;

7) operai agricoli;

8) lavoratori di aziende municipalizzate ed ex aziende di Stato;

9) apprendisti;

10) soci di cooperative di piccola pesca marina, fluviale e lacustre;

11) personale con rapporto di lavoro subordinato in campo artistico, teatrale e cinematografico.

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Non tutti lo sanno ma questa indennità porta all’INPS mensilmente una quantità consistente di risorse.

Viene calcolata automaticamente nelle buste paga da chi le predispone, essendo obbligatorio.

               

I 2/3 di queste risorse vanno all’Unione Europea che le destina alle “politiche attive del lavoro” e 1/3 finisce nelle casse del Governo italiano. Suonerebbe come un’ingiustizia.

Ma perché accade questo?

 

Semplicemente perché, mentre l’applicazione della sua aliquota avviene in forma di imposizione in busta paga, l’effettiva fruizione di queste risorse per la preparazione professionale dei prestatori di lavoro occupati dipende, invece, da apposita istanza che la parte datoriale ha l’onere di promuovere.

Cosa fare allora per dare a questi soldi la destinazione per cui sono stati versati, ovvero la formazione dei lavoratori della propria azienda?

La risposta può essere una sola: comunicare all’INPS l’intenzione di dirottare lo 0,30% della detta indennità ad un Fondo Interprofessionale, secondo quanto previsto dalla Legge 23.12.2000 n. 388 intitolata “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” (legge finanziaria 2001).

Si può immaginare un meccanismo simile all’8 per mille delle tasse sul proprio reddito che si sceglie di destinare alle opere religiose.

               

Quanti sono i Fondi Interprofessionali?

 

Ce ne sono diversi a seconda del settore lavorativo.

L’elenco dei Fondi Interprofessionali autorizzati cambia in continuazione con fondi nuovi che entrano ed altri che escono (ad es. Fonditalia, Formazienda, Fondo PMI Confapi, Fondirigenti, Fondoimpresa, ecc.).

Iscriversi a uno di questi fondi non costa niente.

Si può scegliere quello più coerente con la necessità di formare i propri dipendenti in base al settore.

Un consulente del lavoro può senza dubbio inserire il codice del fondo prescelto nell’apposito sistema informatico per avviare il procedimento di richiesta all’INPS affinché provveda al giro dello 0,30% dell’indennità al fondo.

Anche se le cifre da destinare possono sembrare irrisorie i potenziali vantaggi sono consistenti perché essi finanziano piani formativi aziendali, settoriali e territoriali che vengono, di volta in volta, organizzati e che, senza il contributo, possono costare molto.

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L’iscrizione non ha costi ed è semplice.

 

Con l’iscrizione si potranno utilizzare i fondi accantonati nel “conto formativo” per avere dei lavoratori preparati e in grado di lavorare a livelli di competenza più alti. Quanto costa? Nulla.

Oltre a finanziare la formazione interna ed esterna (attraverso corsi di formazione fuori dal contesto aziendale) dei lavoratori grazie ai fondi si può aderire a corsi di formazione con finanziamenti a fondo perduto. Spesso relativi a particolari programmi di investimento ritenuti meritevoli.

Così facendo, nel conto formativo i versamenti si accumuleranno nel tempo e l’accantonamento non andrà perduto in costanza di iscrizione al fondo.

E’ accertato che le imprese che fanno formazione ottengono risultati migliori di quelle che non la fanno.

E anche le aziende che non fanno formazione potrebbero usufruire del rimborso delle spese per addestrare il personale. Infatti, leggi sotto.

Non è raro che si debba imparare ad utilizzare un nuovo impianto o macchinario che viene caricato in fattura da parte del fornitore del macchinario o impianto stessi.

Poiché si tratta di investimenti molto costosi anche le spese per l’addestramento possono ammontare a svariate migliaia di euro.

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Figura 13: “Split Button.” Philadelphia, Pennsylvania (USA).

Fonte: “Italynlaw“.

               

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